Tom Parish VENEZIA

Tom Parish
VENEZIA
L’artista americano torna, con una sua personale, per la terza volta a Venezia, nella nostra e ormai, si può dire a pieno titolo, nella sua Venezia. Negli anni infatti, Parish ha, non solo imparato a conoscere la città ma ci ha condotto, passo, passo ad una sua scoperta e riscoperta nei suoi “anfratti” nelle parti più nascoste che possono sfuggire al turista mordi e fuggi e talvolta venire dimenticate o archiviate nella memoria anche da noi, suoi abitanti. Spesso infatti, noi Veneziani tendiamo a percorrere e ripercorrere sempre gli stessi luoghi, le stesse strade di una città che sentiamo sempre meno nostra e che piano piano ci sta sfuggendo di mano. Un pittore d’oltre oceano arriva in questo luogo, lo scruta, se ne innamora e con la sua arte decide di “dipingerla” anche per noi affinché possiamo riappropriarcene almeno interiormente. Non essendo un critico d’arte non mi cimenterò nell’analisi della sua tecnica pittorica già ottimamente esaminata da eminenti critici, dirò solo le emozioni che essa mi suscita e da attore percepisco una commistione o meglio un connubio se non una comunione delle varie espressioni artistiche. Vi è infatti nello stile dell’artista una sorta di regia che egli stesso prevede, poiché procede prima immortalando in fotografia un luogo, per poi trasportarlo sulla tela. Una volta però esposto su di essa si può percepire tutta la carica emotiva che egli vuole trasmettere pur essendo molte delle sue opere profondamente rasserenanti. Ampie vedute di palazzi veneziani, di canali di luoghi. Le persone pressoché assenti se non con alcune eccezioni, ma in realtà non assenti bensì solo non apertamente raffigurate; eppure la città non sembra affatto una città fantasma anzi è ricca di una vita propria che Parish manifesta nell’uso del colore e del riflesso penso a “Respiro”olio su lino 2008 e a “Mattina” olio su lino 2009 e ai tratti forti e accesi di Primavera Veneziana e Memoria, stessa tecnica entrambi del 2013. L’elemento acqua onnipresente e seppur mosso, poiché vivo e portatore di vita, mai tempestoso o minaccioso quasi a voler raffigurare la matrice vitale dell’elemento tanto caro sia al filosofo greco Talete che ai Taoisti, l’acqua è il primo degli elementi dal quale gli altri nascono e sono controllati in un’alternanza di yang yin yang yin. Questa mostra, che fa parte se vogliamo di un “trittico”, mi prendo una licenza poetica, è il terzo tassello che prosegue idealmente le precedenti “Grandi finestre/Large windows” alla scoleta del Battioro e Tiraoro del 2009 e “Canti silenziosi di Venezia/Silent Songs of Venice del 2012 al museo diocesano. Dal 5 giugno al 31 agosto presso il Chiostro della Madonna dell’Orto e presso la sede del ristorante Antica Sacrestia di Venezia.
Federico Corda

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